Idee in Ordine!

Idee in Ordine!

E’ ufficiale: mi candido come Consigliera per l’Ordine degli Assistenti sociali della Lombardia!

Insieme alle colleghe e ai colleghi della lista #Pro-Muovere vogliamo lavorare per una professione sempre più al servizio delle persone e un Ordine sempre più di sostegno ai suoi iscritti.

Partecipare alle attività dell’Ordine per me è stato un modo per alzare la testa dalla quotidianità e ricavarmi uno spazio di pensiero.

Ho cominciato quattro anni fa partecipando al gruppo di lavoro “Servizio sociale negli enti locali”. Dopo poco sono diventata la referente del gruppo e abbiamo avviato un importante ricerca sul ruolo dell’assistente sociale comunale in Lombardia con l’obiettivo di definire i requisiti minimi per un servizio sociale comunale di qualità.

Dal 2019 l’Ordine è entrato nell’Alleanza contro la povertà della Lombardia e io sono diventata l’assistente sociale referente. A questo tavolo ho portato il punto di vista di noi operatori quotidianamente impegnati a favore delle persone in condizione di disagio economico e marginalità, contribuendo all’elaborazione di proposte migliorative da portare alla Regione.

Sono molto contenta di aver trovato nell’Ordine uno spazio in cui portare le riflessioni che nascono dall’operatività: quante volte mi sono scontrata con un welfare fatto di prestazioni una tantum e burocrazia! Quante volte mi sono ritrovata a gestire misure che non condividevo! Per uscire dalla lamentazione, che alla lunga spegne l’entusiasmo, ho provato a cercare “luoghi” in cui portare le mie osservazioni. E ho trovato l’Ordine.

Candidarmi mi è sembrata la prosecuzione di questo percorso.

Reddito di cittadinanza: due idee per migliorarlo

A diciotto mesi dall’erogazione del primo Reddito di Cittadinanza si sta animando il dibattito sui pro e i contro della misura. Voglio allora mettere sul tavolo il punto di vista di un’assistente sociale comunale impegnata concretamente nella gestione di questa misura, facendomi portavoce delle persone che incontro.

Ci si chiede se questa misura serve, se aiuta chi a bisogno e lo fa nel modo giusto. Nel complesso direi di sì, ma dobbiamo ammettere che ci sono un sacco di cose da migliorare.

Il Reddito di Cittadinanza è arrivato come una manna dal cielo per quella fascia di popolazione single ultra cinquantenne, senza grandi legami sociali, con problemi di salute fisica o psichica, disoccupata o male occupata. Parliamo di persone poco rappresentate nel discorso pubblico che fino al 2017 non potevano contare che sugli aiuti comunali: adesso, finalmente, godono di una tutela adeguata.

Ci sono però altre fasce di popolazione che sono poco supportate da questo beneficio, o addirittura escluse. Lo ha detto molto bene l’Alleanza contro la povertà, che ha già formulato una proposta per rendere il RdC più favorevole alle famiglie con bambini (oggi invece il single prende di più – in proporzione – di una mamma con due figli) e più inclusivo nei confronti delle persone extracomunitarie (oggi vengono chiesti dieci anni – 10! – di residenza).

Tuttavia, non si tratta solo di estendere il beneficio ad altri soggetti ma di renderlo più utile. Per questo, faccio due proposte.

PRIMA PROPOSTA.
Eliminiamo l’obbligo di spendere tutti i soldi entro il mese successivo. Pensate un po’: oggi al povero viene proibito per legge di risparmiare perché, se lascia due lire sul conto, il mese dopo riceverà un beneficio decurtato di quelle due lire (leggi il Decreto). E quindi tutto il lavoro di accompagnamento alla gestione consapevole del denaro che facciamo nei Servizi sociali va a farsi friggere.

Qualcuno dirà: “Ma se riescono a risparmiare, tanto poveri non sono”. E allora vi presento Paolo, 56 anni. Quando sei anni fa l’hanno licenziato ha avuto un infarto, poi è andato in depressione e da allora convive con un equilibrio psicofisico fragilissimo che gli rende pressoché impossibile trovare un’occupazione. Per fortuna, da qualche anno prende 290€ di assegno di invalidità e questo, insieme agli aiuti del Comune, gli ha permesso di tirare avanti. Nel 2018 ha cominciato a prendere il REI e quindi qualche soldo in più gli è entrato; nel 2019 è passato al RdC e di colpo si è aggiudicato 700€ al mese! Oltre all’assegno di invalidità. Dopo l’euforia iniziale abbiamo convenuto che non fosse il caso di buttarli via in videogiochi, per cui abbiamo fatto un prospetto delle spese e definito delle priorità. Ora, il problema è che le spese non sono distribuite in modo omogeneo durante l’anno: c’è il mese in cui paghi il metano o l’assicurazione dell’auto e c’è quello in cui non hai imprevisti e puoi risparmiare. Perché vietarlo?

Vi dirò di più: qualche mese fa è stato ricoverato d’urgenza ed è rimasto tre settimane in ospedale. Ovviamente non ha potuto fare la spesa né pagare le bollette. E il mese dopo s’è trovato la sorpresa di avere il beneficio ridotto a 560€!

SECONDA PROPOSTA.
Rimuoviamo i vincoli all’utilizzo della carta/bancomat e alla possibilità di fare bonifici.
Sempre il nostro Paolo aveva necessità di saldare tramite bonifico un debito che aveva con la banca: non ha potuto farlo. Voleva pagare l’assicurazione dell’auto col bancomat: vietato. Comprarsi un televisore nuovo su internet? Proibito. E infatti un giorno mi ha detto: “Questi soldi non mi sembrano veramente miei…”.

Certamente non sono tutti come Paolo: c’è chi non riesce a risparmiare niente e quando va in tabaccheria non è per pagare la bolletta scaduta. Abbiamo persone e famiglie abituate da anni a barcamenarsi con pochi soldi e incerti; qualcuno ha pure smesso di inseguire le scadenze, tanto i soldi non bastano mai, e non si fa più spaventare dalle cartelle di Equitalia o dai tagli alla luce. Sappiamo che per cambiare stile di vita e habitus mentale non basta un assegno mensile.

Ma allora investiamo sui servizi di accompagnamento. Diamo ai poveri dei servizi in grado di aiutarli a scegliere che cosa vogliono fare con i loro soldi, ad acquisire un pensiero progettuale e strategie di automonitoraggio. Esiste l’educazione finanziaria, adesso anche a distanza. Usiamo strumenti rispettosi dell’intelligenza di chi ci sta di fronte e del suo diritto all’autodeterminazione, più che imporre vincoli per legge. Avendo sempre in mente che l’obiettivo non è solo evitare che i soldi pubblici finiscano in gratta e vinci, ma che un grande investimento come il RdC porti effettivamente benessere a chi lo riceve.

Reddito di cittadinanza? meglio il REI

Da quando lavoro come assistente sociale ho capito la necessità di garantire a tutti i cittadini un’entrata economica, perché non è accettabile che ci siano persone che non possono comprarsi da mangiare o pagare una bolletta. Sono grata ai 5stelle per aver portato questo tema nel dibattito politico, ma… spero ardentemente che il reddito di cittadinanza che propongono non diventi realtà! Perché? Per cinque buoni motivi: Continua a leggere

Educazione finanziaria e servizi sociali

Educazione finanziaria Servizi socialiPiù lavoro con le famiglie in condizione di povertà e più intuisco che le loro difficoltà non sono legate solo all’avere pochi soldi ma anche a sapere come spenderli bene. D’altra parte non sento di avere gli strumenti professionali adeguati per affrontare queste situazioni, a meno di non lasciarmi ispirare dall’educazione finanziaria… Mi spiego meglio. Continua a leggere

Adesso basta

noun_Migration Boat_1291241Mi chiamo Giulia, faccio l’assistente sociale e non ne posso più di questo modo di parlare di immigrazione. Non ne posso più delle frasi violente e dei toni aggressivi, delle banalità ripetute senza pensarci, delle bugie così reiterate che diventano vere. Non ne posso più di questo clima in cui sembra che ci sia un solo modo di pensare, in cui si sentono pronunciare tranquillamente frasi che fino a qualche anno fa erano impensabili. Ne scrivo qua perché tutto questo ha molto a che fare con il mio lavoro. Continua a leggere

Il casellario dell’assistenza: come fare?

noun_eczema_62912Se anche a voi la parola “casellario” provoca l’orticaria… se non avete idea di quali dati caricare, di come fare a caricarli, se partire dagli utenti ReI oppure no… keep calm and read! Lo so, è dura, ma forse se usate il file che sto per regalarvi potete farcela, così come ce l’ho fatta io. Ora vi spiego come,  Continua a leggere

Tutti gli ISEE a portata di click!

Ci sono alcune piccole innovazioni che possono produrre grandi cambiamenti, semplificando la vita delle persone e snellendo un po’ la burocrazia. Una di queste è la possibilità per noi AS comunali di accedere agli ISEE dei cittadini dal portale dell’INPS, evitando alle persone di portare la fotocopia e alleggerendo così gli archivi comunali. E’ semplicissimo: basta inserire il codice fiscale dell’interessato e… voilà! Ma ora vi spiego per bene. Continua a leggere

ReI: istruzioni per non fallire

IMG_3202.JPGIl prof. Gori l’ha detto bene: attenzione a non avere aspettative troppo alte e di breve periodo per il ReI, altrimenti il fallimento è dietro l’angolo. Al contrario, dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un meccanismo complesso che ha bisogno di tempo per essere implementato con efficacia. Se vi sto parlando ancora del Reddito di Inserimento è perché al convegno del 13 febbraio sono uscite cose interessanti, soprattutto Continua a leggere

La cartella sociale: spunti di riflessione

foto convegno.L’altro giorno in Provincia di Bergamo ho avuto la fortuna di partecipare ad una giornata di studio sul tema della cartella sociale: oltre ad essere stata una bella occasione per rivedere tante colleghe, ho potuto ascoltare relazioni molto interessanti.

Voglio parlarvi dell’intervento di Chiara Caprini, assistente sociale responsabile del Continua a leggere

L’assistente sociale comunale: strategie professionali per sostenere un ruolo complesso

image001E’ stato pubblicato su Welfare Oggi* questo mio articolo sulle strategie professionali per sostenere il complesso ruolo dell’assistente sociale comunale.

“La mancanza di adeguati finanziamenti statali alle politiche sociali fa sì che molto spesso le risorse economiche per sostenere i servizi e le prestazioni sociali gravino prevalentemente sui bilanci delle amministrazioni locali. Questa situazione induce molti Comuni a compiere scelte difensive e orienta i politici e il personale amministrativo ad agire per salvaguardare le risorse economiche dell’ente, percepite come sempre insufficienti. Gli assistenti sociali che operano all’interno degli enti locali avvertono queste pressioni, ma sentono anche l’esigenza di mantener fede alla propria etica professionale che li vuole al servizio dei cittadini. Quali strategie professionali mettere in campo per riuscire a stare all’incrocio di questi diversi mandati? Continua a leggere